Come è facile intuire anche dai numeri d’opus, i pezzi brevi a forma libera costituiscono non solo la parte più cospicua della produzione di Chopin, ma anche una ricerca che percorre tutto l’arco della sua vita. Mazurche, Valzer, Polacche erano prima di Chopin pura musica d’intrattenimento per i salotti della borghesia; con lui, mantenendo quel carattere delicato ed elegante che ne ha decretato fino ad oggi la fama e la diffusione, divengono pietre miliari nella storia della musica e, particolarmente, nella storia del pianoforte, nella quale Chopin inaugura - come farà poi Debussy - un modo di suonare completamente nuovo.

Il romanticismo tedesco aveva infatti ereditato dalla pianismo ‘londinese’ della scuola di Clementi, il pianismo beethoveniano, quella tendenza ad un pianoforte vigoroso, titanico, nel quale la differenza dal clavicordo e dal fortepiano veniva ulteriormente sottolineata con una tecnica e una scrittura che facevano risaltare la robustezza dello strumento, la potente sonorità delle corde più gravi, i contrasti di registro: è quel pianismo che trova il suo geniale trasfiguratore in Liszt. Viceversa Chopin crea un pianismo che si pone come un’ideale prosecuzione di quello mozartiano: il virtuosismo non serve solo per spingere al massimo le potenzialità dello strumento, ma soprattutto per farne un’orchestra ‘metafisica’ dove, al di là delle corde e dei martelletti, si possono creare polifonie di timbri, dove una cascata di note veloci non è la somma di ‘tante note’ ma è un colore nuovo e unitario: una particolarità osservabile particolarmente negli Scherzi, ma anche negli Studi, ‘pane quotidiano’ dei diplomandi e di ogni pianista di professione.

Le innovazioni chopiniane non si fermano però alla tecnica pianistica, seppur intesa ‘trascendentalmente’; non va dimenticato che i balli da salotto, che costituiscono la maggior parte del programma di stasera, avevano la loro radice proprio in quella musica popolare polacca che Chopin (ardente patriota e compagno d’una intellettuale d’avanguardia come George Sand, nonostante la sua immagine vulgata di delicato e sospiroso cantore..) aveva recuperato, nello spirito se non nello stile, proprio nelle sue Mazurche e Polacche. In tal modo la vitalità di ritmi e frammenti melodici legati alla tradizione nazionale si immettono nella stilizzazione convenzionale dei balli di società, permettono al musicista di darvi profondità, di immettervi tratti nostalgici ed elegiaci e soprattutto di variarne la struttura attraverso le sue ardite innovazioni armoniche, che ne rendono il linguaggio inconfondibile. E proprio l’innovazione armonica domina nei Notturni e nelle Fantasie, brani senza forma determinata secondo la tradizione del Romanticismo, spesso ricordati per le loro melodie incantevoli e da ascoltare anche per quella combinazione di talento coloristico e invenzione formale che li distacca sideralmente dallo standard del tempo in cui nacquero.

Luana Salvarani